Gli inizi

Nel 1867 nasce a Padova il “Circolo di gioventù cattolica”, primo nucleo di quella che poi sarà l’Azione Cattolica. Giuseppe Sacchetti è il primo presidente; ne fanno parte 15 giovani.
Per preparare i cristiani laici ad essere presenti nella società, si formano gradualmente quattro associazioni: gli uomini cattolici, le donne cattoliche, la GIAC (gioventù maschile) e la GF (gioventù femminile).
L’AC è una federazione di associazioni autonome, come a livello nazionale, anche nella diocesi e nelle parrocchie padovane. A Padova le quattro associazioni contano numeri altissimi di iscritti; la sede diocesana è presso la chiesa di San Tommaso, vicino a piazza Castello.
Dopo la seconda guerra mondiale il vescovo Girolamo Bortignon sente il bisogno di costruire una casa diocesana per l’Azione Cattolica e per tutte le altre associazioni che da essa nel frattempo sono nate (tra queste ricordiamo le Acli, il Cif, la Fuci, il Csi). Così nel 1950 si inaugura Casa Pio X, che diventa il centro pastorale della diocesi. Contemporaneamente sorge a Torreglia, sempre per volontà del vescovo Bortignon, Villa Immacolata, la casa di spiritualità in stretto collegamento con l’AC.
L’impostazione e l’organizzazione dell’AC corrisponde all’ecclesiologia e alla pastorale pre-conciliare: la Chiesa è vista come una società perfetta, separata e spesso contrapposta alla società, o meglio allo stato. L’AC ne è il braccio operativo, sia all’interno delle parrocchie e delle strutture ecclesiali, sia nelle relazioni con la società e le istituzioni civili. Il senso di appartenenza è molto forte, non solo per motivi religiosi e di fede. Dal punto di vista politico il passaggio dalla Chiesa alla società e allo stato avviene, quasi per contiguità, dall’AC alla Democrazia Cristiana.

 

Il Concilio Vaticano II (1962-65)

A Padova il lungo episcopato di mons. Bortignon ha permesso all’AC e alla diocesi intera di passare il guado senza traumi eccessivi. Per molti preti e laici non è più chiara l’identità dell’AC, la sua collocazione all’interno delle parrocchie e della pastorale in genere, la sua finalità e quindi non è facile giustificare le tante risorse richieste. A molti sembra che l’AC non risponda più alle esigenze e alla sensibilità dei cristiani, delle parrocchie e della società, quasi uno strumento di altri tempi, destinato a lasciare il posto a nuove realtà aggregative, come i movimenti ecclesiali. Lo statuto dell’AC del 1969, fortemente voluto da Paolo VI e dal presidente Vittorio Bachelet è il segno e il frutto di questa travagliata stagione di passaggio. Il passaggio all’AC del nuovo statuto è guidato a Padova da Piero Schiano, primo presidente unitario. Assistente diocesano, dopo mons. Gamba, è mons. Magarotto e dal 1973 mons. Danilo Serena.

 

Dentro la chiesa di Padova

Nel 1982 Filippo Franceschi viene chiamato a succedere al vescovo Girolamo Bortignon. In precedenza era stato assistente nazionale dei giovani di AC, proprio nei tempi del grande cambiamento post conciliare. A Padova si succedono alla presidenza diocesana Tullio Maddalosso e poi Sergio Loreggian; assistente diocesano, nel 1979, è mons. Luigi Rossi. L’AC si sente ancora forte nel contesto pastorale della diocesi e delle parrocchie. Il vescovo non perde occasione per rimotivare l’associazione ai preti e ai laici, ma nello stesso tempo mette in moto un profondo processo di ripensamento riguardante sia l’identità, sia la collocazione pastorale, sia infine la finalità ecclesiale e sociale dell’associazione. Emergono dal suo magistero le linee portanti di un nuovo volto dell’AC diocesana: l’AC di Padova si qualifica sempre più chiaramente come un’associazione non solo fatta di cristiani laici, ma “laicale”, capace cioè di incarnare la fede di tutta la Chiesa nella vita dei suoi aderenti, nella cultura, nelle istituzioni e nelle strutture della società.
È in questi anni che l’AC progetta e realizza alcuni appuntamenti diocesani che diventano tradizione forte per l’associazione e per tutta la Chiesa di Padova: a gennaio la marcia della pace, la domenica delle Palme l’incontro dei ragazzi dell’ACR con il vescovo, il mercoledì santo la Via Crucis dei giovani all’OPSA. Nascono anche il percorso di spiritualità per i fidanzati che si svolge a Villa Immacolata, il mensile di preghiera e meditazione per laici “Dall’alba al tramonto”, si amplia, si precisa e si rafforza l’esperienza dei campiscuola diocesani estivi nelle case di Meida, San Vito e Borca. Con l’aiuto del vescovo l’AC acquista e ristruttura una casa nel territorio diocesano, a Camporovere, che verrà intitolata proprio a lui, Casa Filippo Franceschi.

 

Verso un’Azione Cattolica nuova

Alla fine del 1988 il vescovo Franceschi muore. Gli succede Antonio Mattiazzo. L’AC continua il suo lavoro di chiarificazione, di formazione e di servizio alle parrocchie e alla diocesi, prima con la presidenza di 

Gianni Saonara, poi di Stefano Bertin. A mons. Luigi Rossi succede, nel 1986, mons. Paolo Doni.
L’AC deve lavorare su fronti diversi: la sua collocazione in una pastorale sempre più articolata e organizzata, la sua identità nell’incontro e nel confronto con altre aggregazioni laicali, la sua finalità di formare cristiani laici in grado di “impastare” la fede con la vita, con la storia e la cultura di un territorio in veloce e profondo cambiamento, anche nei confronti della fede e della Chiesa.
Nel 2000 don Giampaolo Dianin diventa assistente unitario e nel 2001 Luca Dalla Libera presidente diocesano. Sono gli anni della nascita del nuovo statuto nazionale e del nuovo progetto formativo e, a livello diocesano, di alcune sperimentazioni che mirano a individuare nuove strade per l’AC.
Sono anni di forte rinnovamento che punta all’interno dell’AC a crescere nell’unitarietà e nella scelta della laicità come specifico della propria identità. Così si lavora sul senso dell’adesione, sulla formazione di base e degli educatori, sulle modalità comunicative dell’associazione. Molte iniziative tradizionali vengono ripensate con modalità più unitarie e aperte anche ad altre associazioni ecclesiali. All’esterno diventa ineludibile chiarire la collocazione dell’AC nella vita pastorale e insieme l’associazione sente di doversi aprire sempre più per assumere il compito di servire la faticosa ricerca dell’unità tra la vita e la fede dei laici.Nel 2005 Chiara Benciolini diventa presidente diocesano; a lei e al consiglio dioceano è affidata la stesura dell'atto normativo tuttora vigente che a tutte queste domande cerca di dare una risposta. Nel 2007 diviene invece assistente unitario don Enrico Piccolo. 


Nel 2011 Chiara passa il testimone a Filippo Doni. Durante la sua presidenza la Chiesa di Padova vive importanti passaggi tra cui il radicale rinnovamento del percorso di Iniziazione Cristiana e l'arrivo del nuovo vescovo Mons. Claudio Cipolla.
Nel 2017 Francesco Simoni diventa presidente diocesano e don Stefano Manzardo assistente unitario. Nello stesso anno si festeggiano i 150anni dell'Azione Cattolica Italiana.